Sull’aereo in partenza da Cagliari, guardando dal finestrino cercavo di scorgere la parrocchia di S. Pietro, presso la quale avevo svolto la missione cittadina. Per un bergamasco “doc” come il sottoscritto non sempre è facile lasciarsi coinvolgere emotivamente, ma era impossibile trattenere le lacrime che mi rigavano il volto. Diversi anni fa avevo in programma di recarmi proprio a Cagliari, durante l’estate, per far visita a mia zia suora che fino al 2002 vi aveva svolto il suo servizio di infermiera nella clinica S. Antonio. Mi aveva incuriosito il fatto che entrambi le mie due zie suore, quasi in contemporanea, avessero trascorso in Sardegna gli anni giovanili della loro consacrazione religiosa e avessero sempre conservato un bel ricordo e tanta nostalgia. Purtroppo quel viaggio non si fece, perché proprio mentre mi accingevo ad organizzare la mia vacanza, mia zia suora mi telefonò che era in partenza: era stata infatti trasferita alla comunità di Bergamo. Rimasi così col rimpianto di non vedere i luoghi e la gente di cui spesso mi avevano raccontato, e con la speranza che forse ci sarebbe stata un’altra occasione. Per questo, quando p. Eugenio Perico e p. Angelo Epis, mi proposero di partecipare alla missione cittadina di Cagliari, non esitai. In un secondo momento quando si cominciò ad organizzarci e a prepararci alla missione, subentrò in me un po’ di preoccupazione. Erano infatti diversi anni che non partecipavo ad una missione popolare, mi domandavo quale sarebbe stata l’accoglienza del parroco e della gente. Provavo ad immaginare i volti e i luoghi, l’intenso programma delle giornate e il viaggio che mi aspettava.
Nel primo pomeriggio del 18 gennaio, con p. Angelo Epis. Raggiungemmo Cagliari verso le 11,00 del giorno seguente. Subito fui accompagnato da p. Angelo alla parrocchia di S. Pietro, nel quartiere di Pirri. Arrivati davanti alla chiesa parrocchiale incontrammo il parroco don Ignazio. Dopo le presentazioni e i saluti e dopo aver fatto visita alla bella chiesa, don Ignazio mi accompagnò presso la famiglia che, in quei giorni di missione, mi avrebbe ospitato: i signori Mimma e Giorgio, simpaticissimi coniugi sessantenni. Mi aprirono la porta della loro casa con tanta semplicità e gioia… Potrei continuare così raccontandovi di come si svolsero tutte le giornate della mia permanenza e della missione a Cagliari, tanti infatti sono stati i momenti belli che ricordo. L’impegno è stato intenso, la stanchezza l’ho sentita solo quando sono tornato nella mia comunità di Treviglio.
Con me nella parrocchia di S. Pietro c’erano altri quattro missionari tutti della famiglia monfortana; due Figlie della Sapienza: suor Maria e Suor Anna, una missionaria di Maria: Rosalba Biella, e un’altro missionario monfortano: p. Eugenio Minori. Ci siamo trovati davvero bene, la collaborazione e l’intesa non è mai mancata. Il parroco don Ignazio è stato di un’accoglienza e di un calore veramente fraterno; ci ha fatti sentire subito a casa, anche se tutti e cinque venivamo dal continente! La gente della parrocchia dai più piccoli ai più grandi ci ha dimostrato da subito grande affetto e soprattutto la gioia di avere in mezzo a loro dei missionari. Nelle due settimane trascorse a Cagliari; ogni giorno al pranzo, che veniva servito in un salone dell’Oratorio, abbiamo avuto modo di assaggiare tantissime specialità della cucina sarda. Infatti le brave signore della parrocchia, a turno preparavano il pranzo. Anche questi erano i segni di una ospitalità vera e calorosa.
Ogni mattino dopo le Lodi Mattutine e la Santa Messa, don Ignazio ci consegnava l’elenco delle vie della Parrocchia che orientativamente avremmo dovuto visitare in quella giornata. La visita alle famiglie è stata per me l’esperienza più toccante. Inizialmente ero un po’ timoroso a suonare i campanelli delle case, poi la paura è stata vinta dagli incontri con le persone. Dopo un primo momento di conoscenza e di qualche parola sul significato della missione cittadina e della visita del missionario, le persone spesso aprivano il loro cuore. A volte uscendo da alcune case, mi sembrava quasi che la visita del missionario era aspettata da tempo; come qualcosa a lungo desiderata. Spesso, anche con chi all’inizio sembrava diffidente e chiuso, c’è stata una condivisione sorprendente di quanto fa parte della propria vita, delle gioie e dei dolori della propria famiglia, le preoccupazioni e le speranze riposte nei figli, delle esperienze legate alla comunità cristiana. Mi stupiva il fatto che la gente, pur non conoscendomi, ma solo per il fatto di essere “il missionario”, mi riteneva degno di fiducia e di tanta stima. Non ricordo di aver dato molte risposte, talvolta mi sono limitato quasi solamente ad ascoltare, ma alla fine i ringraziamenti non finivano mai e in diversi casi l’ultima parola era: padre preghi per me e per la mia famiglia!
Forse noi missionari, con il passare del tempo ci dimenticheremo di quasi tutti i volti che abbiamo incontrato, ma sicuramente non sarà così per molti di quegli uomini e donne che hanno incontrato il missionario. Hanno visto in noi la presenza del Signore, e non per le nostre capacità, o per le nostre virtù. Qui sta la bellezza e la grandezza della nostra missione! Dio si serve ancora di noi, poveri e fragili vasi d’argilla, per portare la Parola di salvezza e di speranza agli uomini e alle donne del nostro tempo.
Su quell’aereo che mi portava a Roma per celebrare un matrimonio di due giovani che avevo visto crescere in Oratorio, è nata in me spontanea una preghiera di lode al Signore per avermi dato la possibilità di partecipare alla missione di Cagliari. Ancora una volta avevo toccato con mano che il Signore si manifesta e ci fa crescere attraverso l’incontro gratuito generoso della nostra umanità, un umanità spesso ferita e ammalata, ma che rimane pur sempre sacramento della sua presenza.
Gianangelo Maffioletti
sabato 31 maggio 2008
Missione di Cagliari
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Missioni Parrocchiali
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