giovedì 8 gennaio 2009

La curiosità per crescere


Irene Piccolo, neolaureata in Giurisprudenza della LUISS di Roma. Nel recente incontro della comunità universitaria con Benedetto XVI è toccato a lei rivolgere il messaggio al Pontefice. Conosciamola più da vicino.

Irene, in cosa ti sei laureata?
Ho presentato la tesi in «tutela internazionale dei diritti umani».

Perché proprio questo ambito del diritto?
Qui da noi si lotta per garantire agli individui i diritti “più evoluti”, ma in altre parti del mondo i diritti più elementari sono negati sistematicamente.
Dando uno sguardo oltre la laurea cosa vedi?
Ho già iniziato uno stage presso la Presidenza del Consiglio, occupandomi dei rapporti con UE, ONU e altre organizzazioni internazionali, e, al contempo, mi preparo per il concorso per ambasciatore.

Raccontaci dell’incontro con il santo Padre.
Oserei definirla un’esperienza “sorprendente”. Fino a un attimo prima di iniziare a leggere, mi sentivo emozionata ma non agitata. Più volte ho guardato dritto negli occhi il Santo Padre e in quegli occhi mi son persa. Benedetto XVI a me ha fatto sempre simpatia, forse perché mi ritrovo nel suo carattere e nel suo modo di fare, ma non credevo che guardandolo negli occhi avrei visto l’Amore.

Benedetto XVI ha consegnato ai giovani la Lettera di San Paolo Apostolo ai Romani.
Mi ha molto colpito il suo richiamo a un passo della Lettera ricordando che l’amore è al centro di ogni cosa, in particolare nella vita di un cristiano: “chi ama l’altro ha adempiuto la Legge”! Ciò mi ha fatto particolarmente riflettere, perché in giro sento continuamente parlare d’“amore”, ma solo nel senso di liaison sentimentale, come se tutto il resto che ci circonda non fosse amore. Così mi son chiesta come sarebbe il mondo se questo semplice messaggio, “ama!”, riuscisse ad essere recepito da tutti gli uomini.

Il Papa vi ha invitati a fare di questa Lettera “un nutrimento sostanzioso della fede”.
Sì, e di una fede pensata! Sono convinta che credere significhi abbandonarsi alla volontà di Dio, ma non annullarsi: Gesù non ci chiede di obbedire passivamente né di non pensare o esprimerci. Anzi, è il primo che ci invita a mettere a frutto i nostri talenti; di credere alla sua parola con consapevolezza, per poter essere così più sicuri della nostra fede e capaci di spiegare agli altri che non siamo plagiati, ma abbiamo maturato una fede forte che ci proietta verso il bene. Credo che il Santo Padre volesse dire questo, utilizzando l’aggettivo “pensata” come sinonimo di “maturata”: una fede consapevole e capace di andare incontro (a volte anche contro) il mondo.
Quale ruolo possono giocare i credenti a servizio della cultura?
I credenti oggi possono avere un ruolo molto importante, restituendo innanzitutto un’identità al nostro paese; l’aver negato le radici cristiane è stato, a mio avviso, disastroso, perché è venuta a mancare l’ossatura di una nazione, che ha così perso la sua identità senza acquistarne un’altra. La fede cristiana può dare delle forti iniezioni di vitalità alla cultura di una nazione, rendendola più libera e più solida, nel senso che fornisce valori che sanno dire esattamente dove fermarci per evitare di creare uno squilibrio nell’armonia di tutte le cose.

Quanto è importante una seria preparazione culturale per noi cristiani?
Se vogliamo costruire la “civiltà dell’amore” dobbiamo avere un bagaglio culturale che ci consenta di muoverci in mezzo agli eventi, senza che questi ci travolgano. Devo, purtroppo, constatare che il livello generale d’istruzione della popolazione italiana è abbastanza basso. Questo l’ho vissuto sulla mia pelle sin dal liceo: la cultura ne esce quasi con le ossa rotte.

Perché questo disinteresse?
Credo che la causa sia, da un lato, l’aver abituato i giovani alle cose facili (e la cultura, per quanto possa essere piacevole, richiede fatica e impegno) e, dall’altro, la demotivazione sempre crescente degli insegnanti.

Insieme allo studio cosa ti aiuta a crescere?
Ciò che mi fa andare avanti è la curiosità. A volte, mi sembra di avere l’animo di una bambina, che continuamente chiede: “perché?”. Per questo divoro libri su libri Ma questa mia sete di sapere è stata appagata dalla fede; sento che la mia fede è disinteressata: non per farmi vedere dagli altri, né per accattivarmi le simpatie di qualcuno. Congiungendo le mani nella mia stanza mi sento tranquilla ed anche più forte: quel che può accadermi non può essere niente di particolarmente terribile, perché ho con me un “accompagnatore speciale”.

Cosa vorresti dire al mondo degli adulti?
Vorrei dire di fermarsi ed ascoltare, osservando, ciò che avviene intorno a loro. A volte mi sembra che i “grandi” siano troppo concentrati su se stessi, impegnati a non farsi fregare dal mondo e, se ci riescono, a fregare a loro volta. Non capiscono che li prendiamo da esempio e puntualmente rimaniamo colpiti in negativo da quello che vediamo. Se i giovani sono disillusi è perché gli adulti per primi non sperano e non danno speranza: perciò, direi loro, fermatevi e riflettete su quel che state facendo…E’necessario che siate voi ad insegnarci a credere di poter fare qualcosa e, magari, cambiare il mondo.

Marco Pasinato

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