Padre Fulgenzio Cortesi, Missionario Passionista, è nato a Castel Rozzone, in provincia di Bergamo, il 10 marzo 1937. Sacerdote e al contempo giornalista e scrittore, da oltre quarant’anni si occupa di “africanità”. È il Fondatore e Presidente del Villaggio della Gioia che sorge a Dar es Salaam in Tanzania. È un uomo che non ama parlare di sé, quanto piuttosto della sua amata Africa e dei sui bambini orfani dell’Aids, che lui salva dalla disperazione di una vita povera e terribile. I bimbi lo chiamano semplicemente Baba, che in swahili significa ‘papà’. Fede e una volontà incrollabile, sostengono padre Fulgenzio nella realizzazione di questa “idea matta”, come lui scherzosamente la chiama. “Ho iniziato da solo, avendo fede nel miracolo, e il miracolo è avvenuto. Il Signore mi ha mandato tanti amici di buona volontà e in soli due anni è sorto il Villaggio della Gioia”.
Sino al 2000 p. Fulgenzio aveva svolto un fertile ministero nelle diocesi della Lombardia, facendosi stimare in Italia e all’estero per le molteplici iniziative volte a far conoscere il vero volto dell’Africa.
Per comprendere la portata del suo fruttuoso operato basti ricordare tra l’altro: la realizzazione del “Museo di cultura e di arte africana” a Calcinate di Bergamo con l’attiguo “Villaggio africano”, l’organizzazione di numerosi concorsi internazionali per la formazione dei giovani alla mondialità, l’ideazione e la direzione di numerosi “Corsi di Missionarietà”, le costanti attività umanitarie per il Kenya e la Tanzania, la promozione di migliaia di adozioni a distanza a favore dei bambini dell’Africa e dell’America Latina, la pubblicazione di pregevoli libri sull’Africa e molto altro ancora.
Incontrando padre Fulgenzio, ci si trova di fronte ad un sacerdote minuto, dai modi gentili, con un sorriso discreto che fa frequentemente capolino nel suo saggio volto incorniciato dalla bianca barba. La pacata serenità delle sue parole e dei suoi gesti non lascia trasparire gli acciacchi conseguenti alla prova durissima di ben tre tumori che purtroppo nel corso dell’ultimo decennio, ad intervalli regolari, ne hanno profondamente martoriato il corpo, senza però minimamente scalfirne l’inarrestabile vitalità. Anzi fu proprio il sopraggiungere della malattia a consentirgli finalmente di realizzare la sua più grande aspirazione: vivere il suo apostolato in Africa!
Questa passione e tormento d’Africa lo ha accompagnato sin dai tempi giovanili della formazione spirituale nel Convento passionista della Basella, ma le sue importanti mansioni in seno all’Ordine Passionista lo avevano sempre trattenuto in Italia. Nel 1999, al sopraggiungere del primo tumore, quando tutti gli consigliavano di ritirarsi a vita più tranquilla, lui invece comprese che la malattia rispondeva ad un superiore disegno, ed ai suoi occhi quella croce, che era chiamato a portare, divenne il lasciapassare per l’Africa. Ottenne dai suoi superiori il permesso per trasferirsi in quella terra crocifissa dai chiodi della miseria, dell’ingiustizia e della violenza. Così, dopo essersi impegnato con i medici a ritornare periodicamente in Italia per le terapie ed i necessari controlli, nell’agosto del 2000 padre Fulgenzio prese casa a Dar es Salaam, l’ex capitale della Tanzania, situata sulla costa Orientale che si affaccia sull’oceano Indiano.
È lo stesso p. Fulgenzio a raccontare l’angosciante impatto con la drammatica realtà dei bambini di Dar: «Alice era una piccola creatura dagli occhi azzurri e dolcissimi. Era stesa sulla piccola stuoia con le braccine in croce, troppo minute e fragili per poterle muovere, troppo deboli per lottare con la vita. Mi scrutava con i suoi occhi profondi come il cielo infinito, mentre i miei si sono riempiti di lacrime. L’ho stretta forte al cuore mentre la sua anima volava radiosa verso la Luce e la vita; quanta voglia di abbandonare le mie sicurezze e imparare a vivere la realtà con gli occhi dei perdenti. Alice mi è morta in braccio. Un conto sono i bambini di strada sulle statistiche, un conto è stringerne una e vederla andarsene via senza poter far nulla.
Nella stuoia, che ha avvolto e consegnato alla terra il suo piccolo sacrificato corpo, è entrata anche parte di me stesso insieme al grido impotente contro ingiustizie enormi che distruggono ogni giorno i nostri figli più belli.
Il più grande peccato del nostro tempo è il peccato di omissione. Non fare. E di delega. Sono sempre gli altri che devono far qualcosa. Quando leggi sui giornali di milioni di persone che scompaiono in Africa non ti fa nessun effetto, ma quando una bambina così smette di vivere tra le tue braccia non è la stessa cosa.
Dopo l’incontro con Alice un giorno andai all’orfanotrofio della città. C’erano cento bambini, erano in condizioni peggiori di animali in una stalla. Stetti male, non dormii per due notti. Dovevo fare qualcosa.
Poco dopo due altri bambini, Alfred e Clemens, che avevano quattro e sei anni, morirono di aids. Queste tre piccole creature mi hanno costretto a una profonda conversione».
Passionista innamorato di Dio, all’epoca in prossimità del quarantesimo di sacerdozio, si definisce “convertito” da un’esperienza che gli provoca un dolore talmente lancinante da lasciarlo senza fiato, e lo induce a dedicare ogni suo respiro alla causa dei bambini africani dimenticati dall’indifferenza del mondo. In un arco di tempo brevissimo, p. Fulgenzio ha prima concepito e poi fondato il Villaggio della Gioia, per accogliere i bambini di strada e gli orfani dell’Aids. Il suo è stato uno slancio senza calcoli, guidato esclusivamente dalla fede nel Signore, ed il Signore attraverso di lui sta compiendo meraviglie!
La Provvidenza lo ha tangibilmente sostenuto e il suo sogno si è realizzato: l’11 gennaio 2004 il Cardinale Polycarp Pengo, Arcivescovo di Dar es Salaam, ha inaugurato il Villaggio della Gioia. Attualmente nelle case-famiglia del Villaggio risiedono 104 bimbi, che hanno ritrovato un papà, perché lo Stato della Tanzania ne ha affidato la patria potestà a Baba Fulgenzio. Il Villaggio della Gioia non è un orfanotrofio, né un collegio, ma “una famiglia di famiglie”, dove bambini di religione cristiana, musulmana ed animista vivono insieme come fratelli, nel pieno rispetto delle diversità.
Il Villaggio apre le sue porte anche ai bambini del circondario, tanto che già 210 alunni frequentano la “Hope & Joy English Medium Primary School” (Speranza e Gioia - Scuola Media e Primaria in lingua inglese).
Per assicurare ai suoi orfani l’amore di tante mamme, p. Fulgenzio il 9 aprile 2006 ha annunciato insieme al Cardinal Pengo la fondazione di un nuovo istituto religioso femminile: “Le mamme degli orfani”.
Diciannove giovani donne africane si stanno attualmente preparando alla vita consacrata per amare il Signore, come dice Baba Fulgenzio: «Nelle sue creature, le più belle e le più fragili: i Suoi e i nostri bambini».
Dall’estate 2008 il Villaggio della Gioia ha un Amico ed un grande Benefattore in più: Benedetto XVI. È stata una grande sorpresa per padre Fulgenzio ricevere dal Papa la sua paterna benedizione ed una generosa offerta per la costruzione di una casa-famiglia, in risposta alla lettera confidenziale nella quale gli aveva parlato del suo apostolato tra gli orfani.
Padre Fulgenzio ha commentato così la gioiosa notizia sul sito www.ilvillaggiodellagioia.it : «Il Papa sa ora di questo vecchio missionario Passionista che si ostina, essendo il più vecchio e malandato Passionista in tutta la Tanzania, ad avere 94 figli e ancora capace di… sognare!».
babafulgenzio@alice.it
segreteria@villaggiodellagioia.it
giovedì 8 gennaio 2009
Tanzania, passione d'Africa
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Rivista Apostolo di Maria
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