venerdì 5 dicembre 2008

Frutto maturo per il cielo


Questo anno ricorre il decimo anniversario della morte di Salvatore Zuppardo un giovane siciliano che, nella sua breve esistenza stroncata dalla malattia, ha avuto il privilegio di fare una esperienza profonda e intima della presenza di Maria nella sua vita, favorito in questo anche dall’incontro con gli scritti del santo di Montfort. Un grazie a coloro che hanno fatto pervenire la testimonianza di questo giovane e che mantengono viva la sua memoria nella comunità cristiana. Dall’albero della Croce, su cui è maturato Cristo, la primizia, la Chiesa continua a cogliere ogni giorno nuovi frutti.
Chi è Salvatore Zuppardo?

Si tratta di un giovane siciliano, nato a Gela (CL) il 30 maggio 1974 e salito in cielo il 30 novembre di dieci anni fa all’età di 24 anni. Aveva meno di 18 anni quando conobbe la Comunità delle Beatitudini. Da questa esperienza è nato in lui il desiderio di andare in Francia alla volta di Lisieux, dove ha avuto modo di innamorarsi di santa Teresa di Gesù Bambino e di approfondire la conoscenza di san Luigi Maria Grignion de Montfort.

Questi incontri hanno dato la svolta della sua vita.
In particolare l’incontro in Francia col fondatore della Comunità delle Beatitudini, è stato la spinta decisiva che lo ha convinto a entrare nella casa comunitaria di Pettineo (Messina) e in seguito a dare inizio, con alcuni altri giovani, a una comunità delle Beatitudini nella sua città natale, Gela.

Come tratteggiare il profilo spirituale di Salvatore?

Salvatore era innamorato di Gesù e di Maria, che chiamava “la mia dolce e tenera Madre” e ha scelto di dedicarle la vita. Venuto a conoscenza della dottrina monfortana della consacrazione a Cristo per le mani di Maria, decise di introdurre nella preghiera del sabato, l’atto di Consacrazione a Gesù, Sapienza eterna e incarnata, per le mani di Maria.

Impregnato della spiritualità monfortana…

Aveva anche scritto un atto di Consacrazione con il quale ha voluto esprimere la sua totale appartenenza a Cristo Salvatore: “O Gesù redentore, io mi consacro a Te! / Con questo atto io voglio rendere sempre attuale la mia consacrazione battesimale, / per essere realmente un solo essere con Te. / Tu in me e io in Te! / Io tutto tuo e Tu mio Tutto: / mia vita, mia roccia, mia fortezza, / mio scudo, mio baluardo, mia sicurezza, mia pace. / Sei Tu che vuoi vivere, amare e operare ogni cosa in me, / come la vite che produce molto frutto nel tralcio. / Che io mi lasci fare e mi lasci condurre da Te, / con la massima prontezza e docilità. Amen”.

Un giovane docile all’azione della grazia
Sotto la guida sicura di Maria, ha imparato a riconoscere la centralità di Cristo nel suo cammino di discepolo, iniziato con il dono del Battesimo. Il dono di tutto se stesso a Gesù, è partito proprio da qui, dalla consacrazione battesimale, fulcro della vera devozione insegnata dal Montfort. Una consegna che non basta fare una volta, ma che ha bisogno di essere rinnovata ogni giorno e attuata con scelte concrete. Una consegna che ha fatto di Salvatore un tralcio innestato nella vera vite e lo ha reso capace di portare frutti di vita eterna.

Quali sono i frutti di questa spiritualità?

I frutti della breve, ma intensa vita di Salvatore, sono ancora oggi visibili nelle persone che lo hanno incontrato, nei gruppi di preghiera da lui avviati, nelle iniziative sorte a suo nome nella parrocchia che lo ha visto nascere, crescere e salire al cielo.

La sua testimonianza più grande è venuta durante la sua malattia

Salvatore aveva un cuore grande e quello che era suo lo donava agli altri, così come lui stesso si donava. Era instancabile, lui che non poteva stancarsi troppo. Quando soffriva per le crisi emolitiche, sopportava in silenzio il forte dolore che lo colpiva e lo donava con amore al buon Dio. Nel suo diario aveva scritto tanti pensieri sul dolore e sulle prove da sopportare per amore di Gesù. Una in particolare è diventata il suo messaggio che spesso offriva come conforto alle persone sofferenti: Un giorno giunti davanti al Signore / avremo sul capo un corona adornata di pietre preziose, / tra cui le più belle saranno : le sofferenze, / le ferite, le prove sopportate con amore.
Per lui, infatti, la sofferenza era un dono, “la strada che ti porta a Dio”. Quando un amico od un’amica stava male lui li confortava con un amore senza limiti. Quando venne operato alle corde vocali, a Verona, un mese prima della sua nascita in cielo, dopo di lui operarono un ragazza. E lui, nemmeno mezz’ora dopo l’intervento andò a consolare quella ragazza nella stanza accanto. La ragazza così testimonia : “Il giorno che sono stata operata, Salvatore mi è stato vicino più degli altri ; soffrivo, ma i suoi baci sulla mia fronte e le sue carezze mi hanno dato tanta forza ; era bello sentire il grande calore che mi trasmetteva.

Marco Pasinato

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