venerdì 6 febbraio 2009

Un momento di riflessione necessario


Dal settembre a dicembre 2008 ho avuto la grazia di partecipare a un corso di Formazione Permanente per Missionari all’Università Salesiana di Roma. Ringrazio il Signore, la mia Delegazione Malawi – Zambia, la Provincia Italiana e naturalmente gli organizzatori salesiani per questa buona possibilità che ho avuto. Dopo 25 anni di sacerdozio e in particolare intraprendendo un nuovo impegno pastorale come parroco della parrocchia di S. Luigi Montfort a Balaka in Malawi, era opportuno un momento intenso di revisione e riflessione e anche di preghiera per fare il punto della situazione e per ripartire con uno sguardo differente, cioè meno egocentrico e più apostolico.
Quali sono stati i punti qualificanti di questa esperienza? Il primo è il rilancio della Lectio Divina nella mia vita. Questo è coinciso anche con la celebrazione del Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa. È stato uno dei primi soggetti del corso conoscere e praticare ancora di più questo metodo di formazione cristiana e missionaria. È stato interessante imbatterci in un testimone di lunga data della Lectio Divina, come don Giorgio Zevini, salesiano, che è stato anche invitato a tenere una meditazione ai Padri del Sinodo. L’impegno che ne deriva per noi missionari e missionarie è di prendere del tempo nella nostra settimana per praticare questa preghiera, ma anche valorizzarla con i cristiani. Nelle piccole comunità della parrocchia di Balaka (circa 200), ma anche delle altre parrocchie, questa esperienza di contatto con la Parola di Dio chiamata ‘Bible sharing’ (condivisione della Parola di Dio) non è nuova, tuttavia è da rinfrescare e rilanciare.
Il secondo punto penso sia stato un invito a rivedere il proprio impegno missionario. Il sacerdote comboniano, p. Danilo Cimitan, forte di una esperienza di circa 30 anni in Mozambico e Brasile, non è stato tanto diplomatico nel metterci lì la domanda a noi missionari e missionarie: “Tu stai lavorando per il Regno di Dio o per il reuccio?”. Il reuccio sarebbe il proprio io, l’individualismo. Di fronte a una domanda del genere uno ha anche il diritto di arrabbiarsi un po’ pensando alle tante cose fatte per gli altri. Magari ci starebbero bene anche dei distinguo, come si usa dire nel politichese o anche ecclesiastichese. Tuttavia è più conveniente lasciar fare alla Parola e lasciarsi interrogare e scoprirsi a servizio del proprio io, del reuccio insomma… Ed è questa l’esperienza che ho cercato di fare e spero di continuare per vivere maggiormente il “Liberos” monfortano della Preghiera Infuocata. In questo contesto il corso ha insistito sulla necessità della direzione spirituale e anche di incontri psicologici. Se per questi ultimi c’è stata la possibilità nella stessa Università che è proprio un’istituzione a servizio dell’educazione, per la direzione spirituale ho avuto la grazia di trovare un aiuto nella stessa comunità che mi accoglieva. Forse ci sono dei direttori spirituali tra i nostri stessi confratelli e nelle nostre stesse comunità, nelle quali siamo maggiormente conosciuti e magari amati.
Il terzo punto qualificante per me è stato offerto dall’attenzione sui destinatari, con delle opportune aperture all’antropologia a servizio della missione e alla conoscenza delle varie religioni, in particolare la Religione Tradizionale Africana. Qui tra gli altri i due operatori che ci hanno aiutato di più sono stati un missionario salesiano che lavora nell’Università di Quito, don Juan Bottasso, e un fratello congolese dell’Urbaniana, Fra Kipoy. Gli antropologi in genere non sono stati teneri con i missionari. Li hanno sempre accusati di sconvolgere il gruppo umano nel quale lavorano. Anche se non possiamo accettare questi inviti a non disturbare con la nostra missione la gente alla quale siamo inviati, in particolare certi gruppi umani con una cultura molto differente, è un bene ed è un omaggio alla Provvidenza conoscere i nostri destinatari e valorizzare la loro cultura. Quale può essere una delle prime regole nell’incontro con una cultura diversa? La prima regola è quella di ascoltare, di conoscere, del silenzio. È il primo passo.
Un altro punto qualificante è stato anche il viaggio in Terra Santa, come conclusione del corso: ripercorrere le strade e i luoghi della prima evangelizzazione di Gesù Cristo, per aggiungere all’ascoltare anche il vedere; vedere e contemplare i luoghi che hanno visto il Redentore, e la sua Madre Maria. Mi diceva un Padre Francescano che vive nella comunità del Santo Sepolcro a Gerusalemme: “Qui si viene a contatto con l’Incarnazione, con la nuda realtà della storia, con una nuda grotta che è quella di Betlemme, con il Golgota e una tomba vuota! Qui si viene interrogati da questa realtà, per rispondere altrettanto con autenticità e schiettezza a quell’inaudito intervento di Dio nella nostra storia”. Come sto rispondendo e come risponderò io a questo intervento di Dio nella vita e nella morte? Mi accorgerò finalmente dell’amore di Dio per me e per i miei fratelli e sorelle, chiunque siano?
Infine penso che un altro punto qualificante sia stato il vivere nella comunità di via Romagna. È la comunità provincializia, ma anche la comunità del Santuario storico dedicato alla Regina dei Cuori. Il mio ringraziamento va alla comunità che mi ha accolto e assistito in quel periodo, e in particolare alla Regina della nostra Compagnia, alla Regina dei Cuori. Portare in quel Santuario l’esperienza che stavo vivendo, gli appelli del Signore e della Chiesa, metterli nel cuore con la preghiera personale e comunitaria, ma anche sentirli attraverso le opere artistiche in specie la scultura della Consacrazione sopra l’altare e le vetrate che illustrano la Vera Devozione di S. Luigi di Montfort, mi aiuta a fare una specie di sintesi di quanto il Signore mi ha dato in questo periodo. La donazione alla Vergine Maria, Regina dei cuori e delle Missioni, mi aiuta a serbare nel cuore la Parola della vita e ad essere nella continuazione della mia missione più povero ed umile. Almeno così spero e affido questo desiderio a Lei. L’anima mia magnifica il Signore.

Padre Luigi Fratus

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