di Luigi Lorenzato
Quando Padre Lorenzo mi parlava con entusiasmo del “Masuku Hospital”, non riuscivo pienamente a comprendere la portata effettiva di un’iniziativa missionaria che lo aveva completamente coinvolto. Finalmente, in occasione del mio quarto viaggio in Malawi, ho avuto la gioia di visitare quella che subito mi è apparsa come la realizzazione più significativa dell’impegno di una vita missionaria spesa con generosità, sia nell’annuncio del Vangelo che nella promozione umana.
Ad un’ora circa di distanza dalla cittadina di Mangochi, percorrendo una strada abbastanza affidabile, si giunge ad una vasta spianata dominata da una costruzione che non intacca in nessun modo il bellissimo paesaggio naturale: è il “Masuku Hospital”, la missione di Padre Lorenzo.
Camminando nei vari porticati dell’ospedale, pur ascoltando con attenzione la spiegazione di Padre Lorenzo, ho avvertito subito la percezione della fatica dei piccoli passi e della conquista per una realizzazione che impone sempre nuovi traguardi: sì, non ho dubbi, è il capolavoro missionario di questo missionario padovano monfortano, che nella fase matura della sua vita, dopo esperienze comunque entusiasmanti in altre missioni come Nankhwali, Namalaka, Mangochi e Namwera, ha voluto sognare in grande e rispondere in maniera impegnativa alle esigenze di salute della sua gente.
È un’opera missionaria che è un vero miracolo d’amore e fa trasparire questa serenità che l’anima dal di dentro, come se un motore silenzioso la facesse girare per il verso giusto ed in maniera costante.
Anche i reparti amministrativi mi offrono l’idea di una vera funzionalità, non burocratica di italiana memoria, ma essenziale all’opera stessa per offrire un servizio necessario alla persona.
I bambini, molti dei quali sono attaccati al seno materno, sono tutti ben coperti nonostante la temperatura di questo fine aprile sia mite; tutti hanno una cuffietta di lana colorata che spicca sul colore scuro della loro pelle; altri sgambettano sotto lo sguardo delle mamme avvolte nelle loro coloratissime gonne, lunghe fino alla caviglia.
È il trionfo della vita in un posto sperduto del mondo e del grande continente africano: nel “Masuku Hospital” le donne possono finalmente partorire con l’assistenza necessaria e nelle condizioni più idonee per tutte quelle situazioni di emergenza che si potrebbero venire a creare, anche in relazione al dramma della sieropositività e dell’AIDS conclamato.
L’assistenza farmacologica, unitamente a quella nutrizionale, ha contenuto in maniera determinante i numeri della mortalità a causa dell’ampia diffusione della malattia e della sieropositività nella trasmissione tra madre e figlio.
Del resto, all’origine del “Masuku Hospital” c’era proprio l’idea di offrire una speranza di vita, di fermare il contagio della sieropositività fin dalla gravidanza e di mettere a disposizione una risorsa irrinunciabile al fine di garantire alla popolazione quel “diritto alla salute”, uno degli obiettivi del millennio (Millennium Goals), tanto sbandierato nelle conferenze internazionali, quanto disatteso nei Paesi in Via di Sviluppo.
La commozione mi assale, seppur compressa e contenuta anche per l’allegria di Padre Lorenzo, sovrano indiscusso di questo “regno del bene”: saluta tutti, ha una parola per il personale medico, in chichewa, la lingua locale, scherza con le mamme offrendo lo spunto di un sorriso.
Lui che non è medico, forse lo è più di tutti in maniera spontanea: cerca di imporre uno stile di accoglienza serena del malato che di fatto ha bisogno non solo di cure, ma anche di quella speranza che parte proprio da un sorriso.
Il “Masuku Hospital” è un vero ospedale, gestito con criteri di qualità assoluta in un ambiente che non ha altri riferimenti sanitari, un modello riproducibile anche in altre zone del Malawi, “il caldo cuore dell’Africa” come è chiamato nella pubblicità turistica.
Davanti ad un caffè, nella cucina di Padre Lorenzo, sembra quasi che lui attenda il mio giudizio: lo entusiasmo ulteriormente quando gli dico che non mi aspettavo un simile capolavoro missionario!
Dietro tutto questo lavoro di amore e di speranza c’è la vita di un grande missionario italiano, i gesti di generosità di tanti benefattori che garantiscono silenziosamente la continuità d’azione di questo ospedale, ed infine, il sostegno della preghiera di tante persone: un cordone ombelicale lega due realtà, quella italiana e quella di Masuku in maniera inscindibile!
Il “Masuku Hospital”, quello che mi piace definire “il capolavoro missionario di Padre Lorenzo”, è anche il nostro ospedale, quello che dobbiamo sostenere, anche a costo di qualche rinuncia, per far trionfare la vita, ridare la speranza ai fratelli del Malawi ed un senso migliore alla nostra.
venerdì 6 febbraio 2009
Un ospedale per la gente del Malawi
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