di Santino Epis
L’eccessivo spazio mediatico riservato ad episodi di cronaca nera induce nell’opinione pubblica l’idea di una società pesantemente condizionata da una incontrastata regia del male. Non è proprio così. Fa più rumore un albero che cade di mille alberi che crescono. Quanti buoni alberi popolano la nostra società! L’Associazione Insieme per il Malawi Onlus è uno di questi.
Quando é nata l’Associazione Insieme per il Malawi Onlus?
Insieme per il Malawi Onlus nasce nell’aprile del 2006, dopo un’esperienza in una delle Missioni dei Missionari Monfortani in Malawi. Nel novembre del 2005, ad un gruppo di amici che già era solito andare in Missione, si unisce un gruppetto di persone nuove. Durante la permanenza nasce l’idea di dare tutti insieme un aiuto all’opera dei Missionari. Eravamo convinti che mettendo Insieme tutte le nostre energie avremmo fatto sicuramente meglio che agendo singolarmente. Nasce così l’associazione “Insieme per il Malawi Onlus”.
Insieme per il Malawi ha lo scopo di far conoscere le problematiche legate alle Missioni e di impegnarsi alla tutela, alla cura e allo sviluppo sociale, culturale e spirituale dei bambini, dei giovani e delle persone del Malawi. All’interno dell’Associazione aderiscono circa trecento Soci Sostenitori.
Quali sono state le tappe più importanti del cammino fin qui percorso dall’Associazione?
Dopo qualche esperienza in Missione, ci siamo resi conto che il nostro impegno non doveva limitarsi a realizzare strutture. Importante fu l’incontro con un Sacerdote Malawiano. All’interno dell’Associazione era nata la necessità di avere un referente sempre presente sul luogo della realizzazione dei progetti ed era scontato che nessuno dei componenti dell’Associazione potesse dare la sua disponibilità e si pensò che poteva essere importante dare l’incarico ad un giovane Malawiano. Questa fu una delle tappe più importanti. Possiamo anche dire che lui stesso ci spinse a riflettere sulle tante problematiche che riguardano la realizzazione di un progetto. Ci disse che era fondamentale coinvolgere le persone del posto nella realizzazione del progetto. Abbiamo anche avuto modo di conoscere il Vescovo della Diocesi di Mangochi dove operiamo. Stando con lui si ha una visione più ampia del lavoro dei tanti Missionari. Dal Vescovo abbiamo capito l’importanza creare realtà che durino nel tempo. Un’altra tappa importante è stata la continua ricerca di collaborazione con Gruppi e Associazioni che operano nel nostro territorio. Da qui nasce l’impegno con “Amici di Utale Malawi” e “Cuore Solidale Onlus”; tutti e tre ci stiamo impegnando su un unico progetto per il lebbrosario di Utale II.
Riteniamo indispensabile, in funzione di quanto abbiamo esposto, anche la formazione su temi riguardanti la solidarietà.
In quali aree si sviluppa l’impegno dell’Associazione?
Siamo un’Associazione giovane, ma non per questo priva di iniziative. In cantiere abbiamo diversi progetti e riguardano: - i bambini; per loro stiamo costruendo un Asilo. - i giovani; per due di essi è stato organizzato un corso di formazione. Alla fine di questo corso avranno la preparazione per seguire la realizzazione di nuovi progetti. Crediamo che la formazione dei giovani sia una tra le cose più importanti e possa dare loro l’inserimento nel campo lavorativo. - i lavoratori; per i più disagiati stiamo costruendo alcune casette, - gli ultimi; con “Amici di Utale” e “Cuore Solidale” un progetto per i Lebbrosi. Ogni progetto nasce per una necessità reale, a volte espressa dal Villaggio altre dai Missionari o dal Vescovo. Da queste necessità nasce un dialogo tra tante forze. Si costituisce come è capitato per alcune di queste iniziative un Comitato molto allargato dove ci sono i capi Villaggio, i responsabili delle Istituzioni, i Religiosi locali il nostro rappresentante permanente. Il Comitato si riunisce regolarmente durante la presenza dell’Associazione in Missione e continua il suo lavoro durante tutta la crescita del progetto. Prima che parta un‘iniziativa si discutono le varie problematiche e si chiede al Comitato una partecipazione attiva. Viene chiesta anche una collaborazione materiale di aiuto concreto agli abitanti del Villaggio, che generalmente si trasforma nella realizzazione di mattoni. Il Comitato stesso vigila sulla realizzazione del progetto e allo stesso viene data la responsabilità del futuro mantenimento e gestione. La cosa più importante per l’Associazione è il dialogo con il Comitato: è solamente dialogando che riusciamo ad entrare nella loro cultura, nei loro modi di fare, nelle loro usanze e noi impariamo a capire meglio ciò che facciamo. Inoltre anche alle persone del luogo interessa chi sei, come ti chiami, perché sei li. Si ricorderanno sempre di te. Ti riconosceranno anche dopo tantissimo tempo. Ad essi diciamo delle nostre fatiche, del nostro impegno e del nostro lavoro che facciamo in Italia per divulgare il progetto e le necessità. Più di una volta ci facciamo forza con quanto il Vescovo dice: “I nostri Africani nella loro sapienza ci dicono che “Kuthamanga sikufika” , “A correre non è che si arrivi” ed ancora “Pang’ono ndi pang’ono ndi mtolo”, alla lettera “un pò alla volta è un fascio”. Crediamo che il livello organizzativo per lo sviluppo dei programmi debba essere guidato dal tempo dedicato alla parola e al dialogo, dal non correre per poter entrare meglio nella loro cultura e dal coinvolgere più persone possibili perché si possa costruire un fascio. Indispensabile è il lavoro che facciamo sul nostro territorio; frequenti sono le manifestazione come mostre fotografiche, concerti, commedie dialettali, partecipazioni a manifestazioni sportive, mercatini dove cerchiamo di divulgare le problematiche legate al mondo delle Missioni.
Vi siete fatti un’idea di che cosa in concreto ha bisogno il Malawi perché possa uscire dall’attuale condizione di sottosviluppo?
È un argomento delicato dove per rispondere bisognerebbe avere un bagaglio di conoscenze storiche, sociali e religiose ampissimo. Noi non sappiamo dare una risposta, ma possiamo offrirvi alcune notizie per permettere a tutti di conoscere un po’ la storia di questa splendida terra, forse così quantomeno si inizierà a capirne le cause. Il Malawi ha 13.000.000 di abitanti. È uno degli Stati più poveri del mondo, questo è risaputo per noi, ma ancora in tanti non sanno nemmeno dell’esistenza di questo lembo di terra. La maggior parte della popolazione vive in zone rurali di agricoltura. Spesso le calamità naturali (la siccità o le troppe piogge) mettono in ginocchio l’economia. Forse(?)il 60% vive sotto la soglia della povertà. Il 30% vive in povertà assoluta. Il 6% ha accesso all’energia elettrica ed il 25% non ha accesso a fonti di acqua potabile. Metà della popolazione ha circa 14 anni. Il 19% è malato di HIV-AIDS. Il tasso di scolarizzazione è del 60%. Questi dati non sono sicuramente precisi e servono per dare un’idea della situazione del Malawi. Se guardiamo la storia; nel 1891 si costituì il Protettorato Britannico, nel 1964 ottenne l’indipendenza, nel 1994 dopo trenta anni di presidenza a vita di Kamuzu Banda si tennero le prime elezioni multipartitiche. Si dovette soffrire e lottare molto per arrivare alle elezioni multipartitiche; fece storia la lettera scritta dai Vescovi l’otto marzo 1992 letta in tutte le chiese dove i Vescovi spronavano la popolazione a far valere i diritti inalienabili per ogni uomo. Ne seguirono altre e nel maggio del 1994 avvennero le prime elezioni multipartitiche. Resta ancora impressa in molti di noi la frase contenuta nella lettera del marzo 1992 dove si diceva…… “Ogni uomo, poiché figlio di Dio, deve essere libero e rispettato”. Una storia tortuosa, dove per anni la corruzione ha messo le sue radici guidata da Kamuzu Banda dove i pochissimi ricchi (il Presidente e la sua banda) sono diventati sempre più ricchi e dove i poveri sono diventati inesorabilmente sempre più poveri. Di fronte a questi dati ci auguriamo tutti che il lungo cammino verso la democrazia multipartitica porti più giustizia, più informazione più uguaglianza.
Che messaggio vi sentite di dare ai lettori di un rivista missionaria?
Vale la pena di spendersi e di impegnarsi nel campo della Solidarietà. Non importa dove. Sono troppe le ingiustizie e le disuguaglianze che flagellano il così detto Terzo Mondo. Parlarne e impegnarsi aiuterà tutti a prendere coscienza. A chi non ha ancora vissuto un’esperienza in una Missione diciamo di avvicinarsi ad essa con il cuore in mano, con la semplicità e la voglia di ascoltare, solo così sarà possibile imparare e sfuggire alle tentazioni del nostro orgoglio di sentirsi bravi per aver donato qualcosa.
lunedì 23 marzo 2009
Insieme per il Malawi Onlus
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Rivista Apostolo di Maria
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