di Marco Pasinato
Andando a Lourdes in aprile sarà molto facile incontrare Veronica Frinault, una giovane fisioterapista francese. Scopriamo perché.
Qual è, Veronica, il tuo legame con Lourdes?
Faccio parte dell’organizzazione chiamata “Ospitalità Monfortana” per questo partecipo da dieci anni al Pellegrinaggio organizzato dai Monfortani di Francia.
Che cos’è “l’Ospitalità Monfortana”?
Si potrebbe definire “l’anima del pellegrinaggio”! È un associazione nata in Francia nel 1950 sotto l’impulso dei Missionari Monfortani. Costituita da barellieri, infermieri e medici ha come duplice obiettivo: anzitutto una serie di iniziative stabili in favore di malati, handicappati, anziani e poveri, in particolare durante pellegrinaggi o raduni di animazione e formazione. Poi anche lo sviluppo del culto e della devozione mariana a livello spirituale e culturale. Tutto ciò è a sostegno dell’opera e dell’azione missionaria dei Padri Monfortani.
Quale è il tuo impegno in questa organizzazione?
Sono da poco diventata la responsabile del Centro che coinvolge la città di Rennes e provincia, uno dei 27 centri nazionali per un totale di 2000 infermieri, 1200 barellieri e una quarantina di medici, una ventina di cappellani e molti altri laici animatori spirituali: tutti insieme ci occupiamo della preparazione e della organizzazione del grande Pellegrinaggio Monfortano, che raccoglie ogni anno circa ottomila pellegrini a Lourdes l’ultima settimana di aprile.
Come definiresti l’esperienza del pellegrinaggio monfortano a Lourdes?
Il pellegrinaggio monfortano a Lourdes è una esperienza di Amore, condiviso in modo naturale tra tutti i pellegrini. È l’amore che ci fa ripartire ogni anno, in ricerca di salute, verità, felicità, fiducia, di … “Qualcuno”. È l’amore che ci fa raggiungere un luogo diverso da tutti gli altri. È l’amore che ci fa guardare l’altro e dedicarsi all’altro come a un amico anche se non lo conosciamo. È l’amore che ci fa scoprire un meglio la fede, l’importanza di Maria, una vita di Chiesa, la propria vocazione… È sempre l’amore che ci fa tornare a casa più aperti agli altri, più purificati dentro grazia alla preghiera e ai sacramenti, trasformati da ciò che abbiamo visto e vissuto. Tutto ciò è facilitato da un’ottima organizzazione, che va avanti da ben 60 anni, impregnata dello spirito di servizio e dello stile “mariano”; tanto caro a san Luigi di Montfort. Per noi volontari è una grazia che riceviamo in ogni pellegrinaggio e che ci sostiene lungo l’anno.
Come si svolge il pellegrinaggio?
Sono cinque giorni di rara intensità. Oltre alle grandi celebrazioni quotidiane come la processione eucaristica pomeridiana, la processione mariana coi “flambeaux” e la Messa internazionale il Mercoledì; abbiamo delle cerimonie particolari: la cerimonia di apertura, la celebrazione mariana. La celebrazione della Passione di Cristo, la Messa dell’unzione degli infermi e la celebrazione dell’invio. Siamo inoltre invitati a vivere la Via Crucis “per categorie”: pellegrini, infermieri, medici, giovani, etc. Senza dimenticare altri momenti come le conferenze a tema, l’ora di adorazione, tempi di silenzio personale, e momenti di animazione per gli ammalati.
Dopo tanti anni non c’è il pericolo della ripetitività?
Assolutamente no. Ogni anno il pellegrinaggio si snoda su un tema proposto dal Vescovo che presiede e dai vari cappellani: come una nuova porta aperta da Maria per prendere coscienza del Vangelo, della Chiesa e della nostra missione di Battezzati. Per quanto mi riguarda, dico sempre che anch’io, come il personaggio dei fumetti “Obelix”, sono caduta da piccola nella marmitta! Già i miei genitori facevano parte dell’associazione.
Mio padre dopo tanti anni di barelliere, ora ci va come “ammalato”, ma con il medesimo entusiasmo di un tempo! Per me è stato naturale coinvolgermi nell’esperienza del pellegrinaggio, sebbene mi sia chiesta se lo facevo solo per abitudine o se ne ero convinta personalmente: ho cominciato nel gruppo dei giovanissimi, poi come accompagnatrice dei giovani malati, degli adulti malati e poi via via fino a diventare la responsabile della vita di un centro cittadino. Ma non credo che il mio sia un caso eccezionale all’interno dell’associazione!
All’interno di questi impegni c’è un episodio che ti ha marcato?
Ce ne sono diversi, ma fra tutti direi l’incontro con le mamme dei ragazzi handicappati: per la loro straordinaria dedizione e il loro coraggio. Ricordo anche la testimonianza d’amore di una coppia di malati: il marito si preparava alla morte e la sua più grossa pena era quella di lasciare sua moglie da sola. Oppure quel volontario infermiere in lacrime davanti alla grotta di Lourdes, che mi confidava che erano due anni che non riusciva più a piangere.
Appello finale a dei potenziali pellegrini.
Sono convinta che l’esperienza del pellegrinaggio monfortano a Lourdes farebbe del bene a tutti. Lourdes è un luogo dove la solidarietà si vive in modo naturale in un clima di gioia e di condivisione. Ed è un’ottima occasione per fare una verifica della nostra vita in clima di “forte ricarica” spirituale. Un’avventura da cogliere al volo!
lunedì 23 marzo 2009
Una forte ricarica
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Rivista Apostolo di Maria
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